Il comitato in difesa del Castello stronca il Museo della fantasia: "Una zoo-stalla"

Il progetto di un museo della fantasia nel vecchio Castello della Monica trova durissime critiche da parte del comitato "Castello aperto" nato proprio a sostegno della valorizzazione  e recupero del plesso monumentale. Fabio Panichi, promotore del comunicato, si dichiara perplesso da quelle che ironicamente definisce "curiose e brillanti trovate presenti nel progettopresentato dal sindaco e dall’assessore Lucantoni. «E’ saltata fuori la nuova mascotte che avrà il restaurato Castello Della Monica: una capra. Senza nulla togliere alla professionalità e alla competenza di Marco Chiarini, certe idee hanno semplicemente dell’assurdo. Una parte del giardino, si legge nel progetto del regista, dovrà essere popolata da «capre (che facilmente possono diventare mascotte del luogo), da galline (scegliendo le razze più stravaganti), da pavoni o asini». A parte l’errore storico, giacché dalla documentazione d’epoca non risulta che le aree esterne al Castello fossero una sorta di grande stalla a cielo aperto, è buona cosa rivolgere agli ideatori una semplice domanda: in questo progetto ha l’intenzione di rifunzionalizzare un complesso monumentale o farne uno zoo? Dov’é che risulta che il pittore Gennaro Della Monica aveva popolato il giardino del Castello con animali di vario tipo? Dai documenti storici risultano per caso pecore, galline, asini, cavalli o vacche nel Castello? Un progetto di recupero dovrebbe quanto meno essere aderente alla realtà storica dei luoghi, non alterarli in modo tale da trasformare il Castello praticamente in una stalla di lusso" Il comitato contesta anche la possibilità che il terzo livello ospiti una foresteria nella quale far risiedere gli artisti, di volta in volta. «Un bel bed&breakfast dentro al Castello. A spese di chi, questo bell’albergo? Gestito da chi? Con quali soldi? » Stroncature anche alla possibilità di «far aggredire tutta la recinzione» realizzata anni fa dalla Soprintendenza «da rampicanti di varia natura. "Sono note – domanda ancora Panicho le problematiche di varia natura  che la vegetazione rampicante arreca alle parti murarie esterne degli edifici? Riguardo poi all’eterno problema del padiglione est, quello su Via Camillo de Lellis, cosa riporta il progetto? Quali soluzioni indica? Lo hanno chiamato Museo della Fantasia. Nome che ha suggerito un Philippe Daverio ben pagato per indicare soluzioni a funzionari(e) e alla politica, per decenni evidentemente privi di idee in proposito. Anziché capre, galline, pavoni e asini… si guardi alle attività che quotidianamente vengono poste in essere nel Borgo Medioevale di Torino, coevo del nostro. Ben altra cosa dallo zoostalla di cui si fa auspicio nel progetto. Meno fantasia, più serietà".